Friday, May 2, 2014

How to explain your research at a party

Tra le mansioni non scritte di chi fa ricerca rientra innegabilmente la partecipazione a cene ed eventi sociali finalizzati al far conoscere il proprio lavoro e ottenere finanziamenti.
Ed è così che qualche giorno fa io, neuropediatra, il mio capo, genetista, e il nostro collaboratore, esperto di mitocondri, abbiamo dovuto presenziare ad una signora cena proprio della categoria appena descritta.
L'invito arrivava da un nostro finanziatore, imprenditore di Montreal molto ben abbiente, e con un familiare affetto da rara malattia genetica. Si sa infatti che le malattie genetiche, specie se rare, sono molto democratiche e se ne fottono del reddito.
La cena era organizzata da altri facoltosi signori e signore, e l'idea era di godere della nostra presenza e magari presentarci ad altre persone che han così tanti soldi da volercene dare un po'. Così, se per caso avanzano.

Ora, come ci si approccia ad una cena del genere?

Il punto è che con molte di queste persone non si avrebbero argomenti in comune, lavorativamente parlando. Perché, se proprio non sai di cosa parlare, ad una cena con uno sconosciuto al limite si discute del tempo o di hockey. Invece no, in questo caso le circostanze ti obbligano a trovare il modo di parlare del tuo lavoro, dei tuoi progetti, e per di più in modo comprensibile ed intrigante. [Se poi si riuscisse pure a insinuare l'idea che un contributo finanziario potrebbe dare la svolta alla ricerca, perché no?]


Appeso alla porta di un nostro laboratorio.




Mica facile.
Io, anche vista l'età, sono ancora una vera principiante in materia. Alla cena di qualche giorno fa cercavo quindi di farmi le ossa e imparare dai miei due più maturi colleghi.
Ulteriore handicap: di solito queste cene sono a dir poco sontuose e innaffiate da litri di ottimo vino.
Quindi bisogna restare lucidi.

Io ho iniziato molto male. Alle sette meno un quarto avevo già bevuto due bicchieri di Franciacorta e mangiato almeno sette ostriche.

Ma passiamo alla lezione.
Veniamo presentati ad una coppia di proprietari terrieri che si occupano di allevamenti in Nuova Zelanda. Tanto per dire, sono loro i terreni su cui hanno girato il Signore degli Anelli.
"E lei di cosa si occupa?"
"Di leucodistrofie (no, leucodistrofie non si può dire, non si capisce). Di malattie genetiche della sostanza bianca"
Sguardo interrogativo dei due.
"Avete presente che il cervello è composto da materia grigia? Ecco poi c'è quella bianca e..."
Sguardo immutato.
"Be', comunque di malattie genetiche del cervello".
"Ah, ok".
Io esulto un attimo, penso che forse ci siamo. Poi il signor proprietario terriero continua:
"Ah, tipo la dislessia?"
No, oddio, no. Siamo completamente fuori strada. Ecco, non me la cavo.

Lo stesso dialogo si ripete, con tutt'altro esito, con l'esperto di mitocondri:
"Io mi occupo di ricerca sui mitocondri che sono quella parte delle cellule che gestisce tutta l'energia."
"Ah, davvero? Interessantissimo. Ma e questi mitocondri li hanno anche le pecore? Perché sa, io allevo pecore. Mi dica di più!"
Ma porc.. Devo imparare. Guarda, ascolta, assorbi!


Che poi, è proprio in queste circostanze che io invidio chi si occupa di diabete o di infarto, che loro alle cene così basta che dicano "Io? Io mi occupo di diabete", "Ma davvero? Sa che proprio mio zio ha il diabete, e anche il mio barista, e allora, mi dica, su, a che punto siete con la ricerca?".
Io devo partire dalla rava e la fava e il più delle volte mi ritrovo a usare similitudini tipo "È come un circuito elettrico: il neurone è il filo di rame e la sostanza bianca è la guaina di gomma isolante che fa sì che l'impulso elettrico viaggi più veloce". Però è chiaro che se parto da Adamo ed Eva prima di arrivare all'oggetto della mia ricerca siamo all'ora della grappa dopo il caffè, e l'interlocutore me lo sono perso strada facendo tra i fumi dell'alcol e il filetto di angus...

Alla fine la serata è stata piacevole. Noi siamo rientrati con un livello alcolemico non da poco. Il giorno dopo ci aggiravamo per l'ospedale come tre studenti universitari che la sera prima han fatto bisboccia e l'indomani hanno tutti i postumi, ma van comunque a lezione.
Ho incrociato l'esperto di mitocondri in corridoio:
"Come stai?" gli ho chiesto.
"I am sleepy, I drank too much! I cannot do that anymore! I am too old...".

Insomma, è un duro lavoro, ma qualcuno deve pur farlo.




2 comments:

  1. ll cartello è stupendo. Per il resto ti capisco. Ogni volta che devo fare bella figura a una cena un po' importante (il gallerista di mio marito con vari artisti e collezionisti, tutti ricchi, per esempio), mi ubriaco nei primi dieci minuti e poi passo il resto della serata a rendermi ridicola.

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    1. Oh, che bello che mi capisci e che non sono l'unica che si ubriaca nel primo quarto d'ora di un evento! Se poi i collezionisti che incontri tu volessero finanziare, oltre all'arte, anche la scienza, io sono pronta a partecipare a cene sociali anche sulla costa ovest ;)

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