Tuesday, July 29, 2014

Multiculturalità o neutralità?

Un indubbio vantaggio del vivere a Montreal, l'ho già detto e mi ripeto, è la multiculturalità.

E dalla multiculturalità ne deriva che in un giorno come ieri, per me inizialmente abbastanza anonimo, la caffetteria dell'ospedale gestita da una famiglia algerina abbia deciso di festeggiare Eid al-Fitr, ovvero la fine del Ramadan, offrendo té alla menta e pasticceria marocchina.


Il té era profumatissimo e dolce quanto basta. Tra i pasticcini spiccava il Mamoul, quello che in foto è ricoperto di zucchero a velo: una pasta frolla profumata all'acqua di fiori d'arancio che avvolgeva un ripieno di noci e datteri.

Io riflettevo su quanto un giorno importante per milioni di persone nel mondo, almeno quanto il Natale per un italiano, fosse passato inosservato per me per più di trentanni.
Da quando sono qui, ovvero quattro anni, non ricordo mai quando sia Eid al-Fitr, ma lo scopro con sorpresa al mattino venendo al lavoro: lo scorso anno, ad esempio, era il fellow dell'Arabia Saudita che aveva portato dei dolci ai datteri ricoperti di cioccolato. Quest'anno, però, ho trovato che il gesto della caffetteria sia stato particolarmente significativo.

Infatti, qui in Quebec, nei mesi scorsi c'è stato un acceso dibattito politico sulla proposta del partito separatista (il Parti Quebecois, che prende il 40% dei voti...) di introdurre la Carta dei Valori, ovvero uno statuto secondo il quale si proibiva di portare segni religiosi evidenti - e sul concetto di "evidente" bisognava poi discutere - nei luoghi di lavoro, soprattutto se pubblici. In altre parole, neutralità come base della democrazia.

Uno stato neutro al servizio di tutti?! Ne siamo sicuri?!

A me viene la gastrite al solo pensiero di un concetto simile. Neutralità non potrà mai fare rima con democrazia. Pluralità ed accettazione dell'altro lo potranno.
Come diceva il vescovo anglicano di Montreal, Barry Clarke, in occasione del dibattito:

Religion, faith and symbols are ways in which we express our beliefs and are necessary for people to learn to live in a just and free society as increasingly multi-ethnic and multi-religious. 

È talmente arricchente vivere uno accanto all'altro, quando fatto nel rispetto e nella curiosità reciproche senza dubbio. È a questo che dobbiamo educarci vicendevolmente.

Senza contare come una tale legge avrebbe portato ad una discriminazione a livello di impiego: basti pensare a tutti quei cittadini di fede ebraica o musulmana o sikh che si sarebbero trovati di fronte al problema se rinunciare alla loro kippah, hijab o turbante pur di lavorare in un posto pubblico. È chiedere di scegliere tra la propria identità e un posto di lavoro...

Con enorme sollievo di molti immigrati e della stragrande maggioranza dei Montrealesi, che rappresentano il 50% circa degli abitanti del Quebec, il PQ si è preso una batosta colossale, storica, ed è stato sconfitto clamorosamente proprio per il rifiuto della popolazione verso la Carta dei Valori (e verso il referendum per il separatismo, ma questo è un altro discorso).

Qui alla McGill, professori di ogni fede religiosa - la maggioranza all'MNI sono ebrei - e anche altri senza fede alcuna, hanno indossato una spilla, bella grossa, su cui comparivano tutti i simboli delle maggiori religioni. Io ne ero fiera.



Infine, proprio ieri leggevo di come a Edmonton, in Alberta, il comune abbia concesso di illuminare il ponte della città per celebrare Eid al-Fitr, e si auspica che la cosa possa ripetersi in futuro in occasione di altre festività, di qualunque religione. 


Gettate ponti tra gli uomini. 
Essi non domandano che di amarsi.

                                                       R. Follereau










Saturday, July 26, 2014

La Biennale di Vallauris

Siamo stati qualche giorno in Francia, nella casa al mare della famiglia del Teodolindo. Casa che ha due enormi vantaggi: essere attaccata ad Antibes, paese che mi piace molto, e soprattutto essere a due minuti due da Vallauris.

rue Lascaris, nel centro di Vallauris - da wikipedia


Vallauris è luogo della ceramica, molto amato anche da Picasso che, alla fine della sua vita, vi si era recato per imparare a lavorare la ceramica (fosse mai che avesse fatto troppo poco nella sua vita, artisticamente parlando).

Non avendo altro da fare, Picasso a 70 anni si dà alla ceramica a Vallauris...


Appena mettiamo piede a Golfe Juan, dove c'è la casa di famiglia, io inizio come un martello pneumatico: "Quando andiamo a Vallauris? Quando andiamo a Vallauris?". Il mare e la costa azzurra hanno poca attrattiva rispetto al borgo provenzale in cui si respira ceramica e il mare lo si vede dall'alto.

Ogni due anni, poi, c'è la Biennale della Ceramica e, pensa un po', il 2014 è anno di Biennale.


Oh, meraviglia.

Quest'anno mi sono riempita gli occhi.

Coup de coeur per Sergei Isupov e il suo usare le sculture come quadri






Sempre bella, poi, l'idea di qualcuno di imprimere un movimento alla ceramica (ma come diamine ha fatto!?):

Wim Delwoye - Bustelli twisted, 2010. Dal sito dell'artista.


E come non amare la stella in porcellana di Andrea Salvatori, che con un raggio trafigge la testa dell'étoile?

Andrea Salvatori - Stars

Una scorpacciata, mi sono fatta.

Ma il meglio in assoluto è stata la scoperta di un'artista russa, Annouchka Brochet, che pero merita un post a parte.



Tutte le immagini sono tratte dal sito della Biennale, salvo altrimenti specificato.

Sunday, July 13, 2014

Mediterranea

Quando sento la nostalgia di quel caldo,
di quel mare,
di quel vento,

questa canzone e questa voce,
mi portano lì.

E forse, come diceva Giuni,
quella nostalgia,
è nostalgia di un Amore immenso,
che non sta in un luogo,
ma in tutti i luoghi.




Ma portami via da qui,
per le strade che sai.
Non mi abbandonare al mio silenzio,
e portami via da qui,
per le strade che sai.





Friday, July 11, 2014

Quei segni che ti dicono di ricominciare

È giunto il momento di ricominciare seriamente a lavorare al tornio.

Più che altro perché stiamo finendo le tazze:

La tazza verde mare, dopo la caduta rovinosa sul pavimento, per mano del povero Teodolindo

Adieu, ma chérie. 

Ti ho voluto bene fin dal primo momento.
Fin da quando sei uscita dal forno la prima volta, bianca di porcellana;
fin da quando ti ho decorato con quelle onde di cera sul fianco;
e ti ho tuffata nello smalto trasparente in cui avevo sciolto un cucchiaino di polvere di rame,
e quando ti ho vista uscire dal forno la seconda volta, verde mare brillante, e tutti ti hanno guardata con una mezza smorfia dicendo: "Ah, c'est vert!". E dentro di loro sapevo che ti schifavano, perché 'sti quebecois le tazze le smaltano di beige opaco, grigio nebbia e ocra. E tu brillavi con le tue onde sul fianco.
E poi è arrivata Catherine, ti ha preso in mano, a te e a tua sorella verde acida, e ha detto:

"Tu sais, elles me rappellent ces cuisines américaines très plastique des années '50!".

Esatto. Era così che ti volevo. Frivola e bella.

Ma, come ripete Catherine a mo' di mantra durante i corsi:

Il faut se détacher.

Bisogna imparare il distacco. È la prima lezione della ceramica. E la ceramica, si sa fin da tempi biblici in cui pare che dall'argilla si plasmassero addirittura uomini, è scuola di vita.

Ok, on recommence.




Saturday, July 5, 2014

La contentezza di sapersi italiani


[Intervistato sul significato del successo e dell'essere riconosciuto]

 link

"Per me ha un significato preoccupante. Preoccupante perché solletica un lato negativo che tutti abbiamo, che è la necessità di farsi dire “bravo” da qualcuno."

                  Gianmaria Testa, 2010 






Gianmaria Testa era in concerto questa sera, al teatro del Gesu, nell'ambito del Festival del Jazz di Montreal. Noi c'eravamo. Molto bello, intimo, essenziale.

Gianmaria Testa intercalava le sue canzoni con racconti personali, legati in modo più o meno diretto alle canzoni, e lo faceva con un'ironia sottile, autocanzonatoria. I Montrealesi ridevano di gusto, come raramente li ho visti fare. Erano risa non solo di divertimento, ma anche di stupore per come una persona di quel calibro, che fa il tutto esaurito per tre sere di fila al Montreal Jazz Festival - di cui peraltro è un habitué - potesse ridere e far ridere di sé. E il tutto con poche parole. Misurate.

E io ad un certo punto mi sono estraniata dal concerto.

La musica e la voce di Gianmaria Testa sono rimaste in sottofondo, e io mi son trovata a pensare che noi Italiani, spesso soprattutto noi Italiani all'estero, crediamo che gli altri, i non Italiani, ci riconoscano come i caciaroni o i maneggioni. Temiamo che gli Italiani famosi nel mondo siano i Berlusconi, gli Albano e Romina, le Raffaella Carrà.

Poi invece, nella discrezione che li caratterizza, sono persone come Gianmaria Testa ed Erri De Luca che attraversano l'oceano e lo conquistano con la loro misura.

link


Parola dopo parola, nota dopo nota.
Frutti di un talento che è maturità, ed è cultura che affonda le radici nella storia di un popolo, come quello italiano, che è migrante da sempre. E con questa consapevolezza e l'umiltà che ne deriva, loro, gli Erri, i Gianmaria, si affacciano al mondo e dal mondo si fanno amare.

E io, con quella musica nel sottofondo dei miei pensieri, mi sono sentita contenta di essere italiana.

L'inizio della sindrome dello scoiattolo

L'inizio dell'estate si porta dietro altri inizi:

-l'inizio di giornate a 35 gradi, con il vento montraelese che qualche mese fa sembrava soffiare dal congelatore e a luglio si trasforma nel classico asciugacapelli sparato in faccia;
-il conseguente inizio della temperatura (quasi) fissa a 33 gradi in cucina e salotto, perché è bello avere una casa all'ultimo piano, piena di finestre tutte esposte a sudest;
-infine, l'inizio dei panieri settimanali della Ferme Cadet-Roussel, di cui siamo fieri sostenitori (e consumatori...).

I quattro inizi insieme recano seco un quinto inizio:
-l'inizio della stagione dell'"essica tu che essico anch'io e ci riempiamo la dispensa per l'inverno"
ovvero "La sindrome dello scoiattolo".


In pratica, sfruttando i 33 gradi di sole pieno della cucina, il vento-phon che entra dalle finestre, e le erbe aromatiche che arrivano ogni settimana dalla Ferme, io mi do all'essicazione incessante.

Questa settimana ho iniziato con melissa e salvia, per garantirmi le scorte invernali della tisana più buona del mondo: menta, salvia e melissa. Tisana peraltro che ha magnifiche proprietà, tra cui digestive e rilassanti. Perfetta per le serate di novembre e dicembre.



E poi la tisana più buona del mondo e ancora più buona se gustata nella tazza più bella del mondo, di porcellana, liscissima, leggera, smaltata color pesca, con arabeschi sul manico. La mia tazza preferita, fatta da Rachel Biberian per la serie Gourmandise.
Questa tazza è un magnifico esempio di come la bellezza della ceramica non sia alla vista ma al tatto. Credo abbia più proprietà rilassanti il tenere in mano la tazza, rispetto alla tisana stessa.
Avevo anche la teiera della stessa serie, ma poi mio padre ha pensato di romperla nel corso del suo primo viaggio qui.

[La teiera in cui la tisana è in infusione è la nostra teiera per le tisane. Non ha forse la forma adatta per le tisane? Sono l'unica a dividere teiere in teiere da tè e altre da tisane? In ogni caso la creatrice della teiera è... non mi ricordo più! Ma com'è possibile che me ne sia dimenticata? Corro ai ripari andando a cercarla e poi aggiorno.]

Durante la Sindrome dello scoiattolo, un ringraziamento particolare va al solito essicapasta lucano avuto in dono da mio fratello e dalla mia belle-soeur, sottoposto a duro lavoro, ma ripagato dalla nostra riconoscenza imperitura.


Tuesday, July 1, 2014

Il cielo a metà

Ecco, io il cielo a metà non l'avevo mai visto. 

dalla terrazza, ieri sera

sempre dalla solita terrazza, quei cinque minuti dopo la prima foto



[nessun ritocco è stato apportato alle foto, anche perché non saprei nemmeno come fare...]